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Mercato del Lavoro News, focus sui lavoratori stagionali

Il nuovo numero di "Mercato del lavoro news" dimostra come nel settore ricettivo sia maggiore la quota di lavoratori che torna da una stagione all'altra nella stessa impresa.

Il turismo primaverile ed estivo fa registrare ogni anno circa 30.000 assunzioni fra i mesi di marzo e settembre, con fluttuazioni anche consistenti. Ma quanti sono i lavoratori che prestano servizio ogni stagione e quante sono le nuove assunzioni? Questo il tema della nuova edizione, la numero 10, del bollettino "Mercato del lavoro News" dell’Osservatorio Mercato del Lavoro della Ripartizione Lavoro della Provincia. “Abbiamo analizzato i dati dal 1998” spiega il direttore della Ripartizione lavoro, Stefan Luther. “Nel 1998 avevamo 14.000 assunzioni, che sono diventate 34.000 nell’anno record 2019. E’ interessante che la fetta di personale che ritorna ogni stagione si attesti sempre fra il 45 e il 55%” prosegue Luther. Ma ci sono significative differenze.

Differenze fra gastronomia e locali ricettivi, tipologie di lavoro e di stagione

La ricerca mostra che nella gastronomia il personale “che ritorna” ammonta al 34%, mentre nelle attività ricettive si parla del 53% (2015-19). Ciò vale anche per i lavori: cuochi, camerieri o baristi sono più propensi a tornare stagione dopo stagione nelle strutture ricettive che nella gastronomia. La tipologia di stagionalità può però cambiare le cose: dove prevale una forte stagione invernale il personale “che ritorna” è una quota maggiore, anche nella gastronomia oltre che nelle strutture ricettive.

Cambi di posto di lavoro e tipologia di impiego

La concorrenza per assicurarsi il personale migliore è trasversale ai settori economici. Fra il 2015 e il 2019 ogni anno 6.000 persone sono passate da un lavoro nelle strutture ricettive ad altri settori. D’altro canto, nello stesso periodo, ogni anno al settore ricettivo sono arrivati 5.000 lavoratori provenienti da altri settori economici. Il saldo negativo va addebitato per metà a persone che cambiano per un’attività commerciale, per metà a persone che entrano nel pubblico impiego. In altre parole ciò significa che se il personale del commercio sale di un punto percentuale, nel turismo il personale “che ritorna” cala del 2/3%, reclutando così personale alla sua prima occupazione in Alto Adige. La quota di questi ultimi sale dunque di 2 punti percentuali. Il senso della ricerca, spiega Luther, è che “nel settore turistico ci sono forme diverse di reclutamento, che a loro volta sono diverse a seconda del tipo di lavoro e della regione della provincia. Non è una novità neanche la concorrenza da altri settori. Uno sguardo preciso al settore mostra che da marzo a settembre 2021 non ci sono stati sostanziali cambiamenti rispetto all’anno del Covid 2020. In generale si considera che per 20 pernottamenti in più o in meno si traducono in una assunzione in più o in meno. 

Achammer: "Un settore solido"

“I dati del rapporto dimostrano la forza del mercato del lavoro dell’Alto Adige, in particolare del turismo, caratterizzato dalla mobilità fra diverse imprese e occupazioni. E’ un’ulteriore conferma che le politiche attive del lavoro in Alto Adige devono occuparsi e seguire entrambe le facce della medaglia: lavoratrici e lavoratori che cercano lavoro, ma anche datrici e datori di lavoro in cerca di personale. Più personale “che ritorna” vuol dire più certezza per la pianificazione per le imprese e più sicurezza sociale per i lavoratori” ha detto l'assessore provinciale al lavoro Philipp Achammer.

Ulteriori informazioni si possono consultare sul Mercato del Lavoro News 10/2021.

La situazione attuale del mercato del lavoro, fotografata dalla Ripartizione Lavoro della Provincia alla luce delle conseguenze del Covid 19, è consultabile sul sito del Mercato del Lavoro.


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