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Compensazione finanziaria Svizzera-Italia, ok ai criteri ripartizione

La Giunta provinciale ha espresso oggi (20 marzo) il proprio parere favorevole per la conferma dei criteri di ripartizione della compensazione finanziaria dei Cantoni svizzeri per i Comuni di confine.

Nella sua seduta di oggi (20 marzo), su proposta del presidente Arno Kompatscher, la Giunta provinciale ha espresso il proprio parere favorevole in merito all’applicazione, anche per gli anni 2022 e 2023, dei criteri di ripartizione e utilizzazione della compensazione finanziaria operata dai Cantoni svizzeri a favore dei Comuni italiani di confine, come stabiliti dal decreto ministeriale 7 dicembre 2021.

Sono diverse decine di migliaia i lavoratori valdostani, piemontesi lombardi e altoatesini che ogni giorno raggiungono il proprio posto di lavoro in Svizzera. La quota altoatesina – soprattutto venostana – di questi lavoratori si aggira su circa un migliaio di persone. Si tratta, principalmente, di cittadini residenti nei Comuni di Malles Venosta, Curon Venosta, Glorenza, Lasa, Silandro, Sluderno, Prato allo Stelvio, Stelvio e Tubre in Val Monastero. In Alta Val Venosta la tradizione di andare a lavorare in Svizzera è di lunga data in molte famiglie. Dal 1975 un accordo regola l'imposizione dei lavoratori frontalieri e la compensazione finanziaria a favore dei Comuni italiani di confine. Tale accordo prevede che i pendolari possano essere tassati una volta sola in Svizzera. Una parte di queste entrate viene girata dai Cantoni in cui i pendolari lavorano ai Comuni italiani in cui questi lavoratori risiedono. 

Il decreto ministeriale 7 dicembre 2021 stabiliva appunto i criteri di ripartizione e l’utilizzazione della compensazione operata dai Cantoni svizzeri a favore dei Comuni italiani di confine per gli anni 2020 e 2021. Con una nota del 27 marzo, il Ministero dell’Economia e delle Finanze ha chiesto alla Giunta provinciale un parere per poterli confermare anche per gli anni 2022 e 2023. L’assenso della Giunta è arrivato dopo che il presidente della Provincia autonoma di Bolzano ha chiesto un parere agli stessi Comuni venostani interessati, che non hanno rilasciato dichiarazioni contrarie.


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